CLINICA H24+39.068182106EMAIL: info@veterinariasanfrancesco.comPRONTO SOCCORSO: 24 ORE SU 24

Servizi - Odontostomatologia 1

La salute dentale è una condizione da seguire sempre con attenzione. Non si tratta di avere un animale con un ”sorriso Colgate”, ma attuare tutti gli interventi di profilassi e cura dentale, in modo tale da scongiurare l’insorgere di altre gravi malattie (cardiache, renali, epatiche) ormai confermate da studi veterinari, che prendono origine da gravi infezioni presenti nella bocca dei nostri animali.


Sono previsti :

  • Esami dentali
  • detartrasi ultrasonica e lucidatura
  • Estrazioni dentali
  • Profilassi dentale

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servizi-La TAC – Tomografia Computerizzata 4servizi-La TAC – Tomografia Computerizzata 4

La Clinica Veterinaria San Francesco dispone di un Centro di Diagnostica per Immagini tra i più moderni e all’avanguardia di Roma, come la TAC a 16 strati che grazie a scansioni sempre più sottili, permettono l’esecuzione di esami total body. La Tomografia Computerizzata, indicata con l’acronimo TC (in passato T.A.C.), è una tecnica diagnostica non invasiva che utilizza, al pari delle metodiche radiologiche convenzionali, i Raggi X.


La TC è una tecnica morfologica che consente di ottenere immagini di sezioni assiali, cioè trasversali, del distretto anatomico da esaminare; in pratica consente di “tagliare a fette” il paziente permettendo di riconoscere lesioni difficilmente dimostrabili con altre metodiche.

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“La medicina ha fatto così tanti progressi che ormai più nessuno è sano”


Il pronto soccorso è un reparto operativo della clinica dove vengono trattati tutti i casi di emergenza e prestate le prime cure necessarie. Le prestazioni del pronto soccorso veterinario vengono gestite in base alla loro gravità e non rispetto all’ordine di arrivo. Il servizio è operativo 24 ore su 24 sette giorni su sette. Le prestazioni veterinarie vengono effettuate da veterinari qualificati con non meno di tre anni di laurea e di esperienza. In casi di particolare gravità è sempre reperibile lo staff necessario per qualsiasi chirurgia di urgenza.
Per il Pronto Soccorso Veterinario chiama lo:

06.81.82.106


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servizi-La TAC – Diagnostica radiologica 1
“Studiare le ombre” nella Radiologia.

La Clinica San Francesco esegue, di routine, studi radiografici, ecografici, endoscopie e TAC con mezzo di contrasto. Contestualmente allo svolgimento di ecografia o TAC, il nostro personale può decidere di raccogliere campioni, citologici o bioptici, per la risoluzione del caso.

La radiologia veterinaria è una branca della diagnostica per immagini molto utile per lo studio dell’apparato scheletrico, del torace e dell’addome. La clinica San Francesco dispone di un apparecchio radiologico digitale, che permette di ottenere radiografie di altissima qualità rapidamente ed in qualsiasi momento. Al termine dello studio, le immagini vengono memorizzate su un cd-rom che resta a disposizione del proprietario.


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L’omeopatia nata due secoli fa in Germania, grazie al dott. Samuel Hahnemann, e’ un metodo clinico terapeutico con il quale il veterinario studia la malattia non solo in base ai sintomi, ma nella globalità dell’animale malato.

Utilizza rigorosamente sostanze naturali preparate e sperimentate secondo una rigorosa metodologia. L’omeopatia può affrontare tutte le malattie con possibilità di miglioramento e guarigione. Sui processi acuti (febbri, diarree, attacchi epilettici) e’ rapidissima nell’agire, smentendo clamorosamente che afferma che si tratta di terapie lente.Per le malattie croniche come allergie, asma, eczemi, problemi intestinali e cardiaci agisce profondamente riportando l’animale a uno stato di benessere generale.

E’ possibile affrontare anche complicati problemi comportamentali e malattie nervose che possono andare da una semplice ansia a stati depressivi profondi. E’ molto utile nei pazienti anziani e nei malati terminali.


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La punizione
nell’educazione del gatto


Luca ButiAutore: Luca Buti, Medico Veterinario in Roma


La punizione preferita da noi essere umani, in genere, è la punizione fisica. Bene, nel processo educativo atto a ottenere una buona partnership con il nostro gatto questa non va mai messa in pratica! Infatti, non permette mai di raggiungere i risultati prefissati, anzi spesso crea danni aggiuntivi ai problemi già esistenti. Vediamo di capire il perché. Usando una punizione fisica verso il nostro gatto (dove per fisico intendo una spinta, una sgridata diretta, una leggera pacca sul posteriore, ecc.) per un comportamento del nostro felino che riteniamo non corretto o dannoso, possiamo ottenere due risultati:

  • un aumento della reattività e/o dell’aggressività, cosa assolutamente non desiderata;
  • un comportamento di evitamento e/o fuga.

In parole povere, somministrando una punizione fisica al nostro micio lui risponderà o soffiando e/o aggredendo oppure allontanandosi da noi e nascondendosi. Soffierà e/o aggredirà, però, non contro il comportamento messo in atto, ma contro il somministratore della punizione, e si allontanerà ed eviterà  non quell’azione commessa ma chi punisce, cioè noi. In pratica, in tal modo faremo associare al micio la punizione a noi e non al comportamento adottato, cosa altrettanto indesiderata.

Questo può essere dovuto a diverse cause;

  • in primis, nella stragrande maggioranza dei casi, noi compagni di vita dei gatti non cogliamo “sul fatto” l’autore del “crimine”, quindi il micio non ha la possibilità di associare la punizione al “misfatto” stesso, ma solo ed esclusivamente al somministratore della punizione;
  • oppure, anche questa causa non infrequente, al fatto che quello che noi giudichiamo un comportamento non corretto, in realtà, per un appartenente alla specie “gatto”, è un comportamento assolutamente naturale (ad esempio farsi le unghie sulle poltrone o depositare una preda dilaniata e sanguinolenta sul nostro cuscino).

Come far capire allora al nostro micio che non deve compiere quella determinata azione a noi sgradita? Iniziamo con il dire che non dobbiamo compiere l’errore di ritenere la punizione il contrario della premiazione; in realtà, l’opposto della premiazione è la assenza della premiazione stessa. Quindi, è meglio e più utile creare condizioni sfavorevoli per il gatto a compiere quella determinata azione, se a noi sgradita. Ad esempio, per i mordicchiamenti ripetuti o eccessivi, meglio sottrarre i nostri arti alla sua azione piuttosto che punire, oppure nei continui salti sul tavolo dove stiamo mangiando, meglio porre ostacoli o oggetti in equilibrio precario, che cadano al minimo contatto, o procurare rumori forti e improvvisi, piuttosto che punire. Ancora, nel caso di deposito di prede sul cuscino, comportamento non solo naturale per il micio, ma addirittura segno di grande riconoscimento nei nostri confronti, meglio pulire con indifferenza (quando il gatto non ci vede) piuttosto che sgridare.


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Il prurito: cause, diagnosi e terapia


Autore: Cinzia Montagnoli, Medico Veterinario in Roma


Il prurito può essere definito come la sensazione che suscita il desiderio di grattarsi, masticarsi o dare inizio ad altri comportamenti traumatici. Il prurito può essere causa di leccamento, masticazione, sfregamento, rimozione di peli, irritabilità e perfino di modificazioni della personalità (mancanza di tolleranza, comportamento aggressivo). La sensazione del prurito viene indotta da mediatori chimici presenti, ad esempio, nella saliva degli artropodi, nel veleno, nei batteri e miceti. A contatto con la cute, attraverso una rete finemente ramificata di terminazioni nervose, gli impulsi sensoriali vengono trasmessi al sistema nervoso centrale che a sua volta trasmette la sensazione del prurito. Alcune malattie cutanee si verificano più comunemente negli animali giovani, come la rogna sarcoptica e la demodicosi, mentre altre dermatosi si osservano più frequentemente in animali di media età o anziani, quali ad esempio la dermatite atopica, l’allergia alimentare e la piodermite. Sembrano esserci anche delle predisposizioni di razza. Ad esempio il Golden retriever, Dalmata e piccole razze terrier sono maggiormente esposte allo sviluppo di dermatite atopica, nel West Highland è più elevato il rischio di dermatite da Malassezia e lo Shar Pei sembra predisposto alla dermatite atopica, allergia alimentare, piodermite e demodicosi.

Cause comuni di prurito

In generale le cause più comuni di prurito sono:

  • l’allergia al morso di pulci (più frequente nel cane);
  • malattie cutanee da ectoparassiti (rogna sarcoptica, demodicosi, ecc.);
  • dermatofitosi;
  • piodermite;
  • allergia o intolleranza al cibo;
  • dermatite atopica;
  • dermatite da contatto;
  • eruzione da farmaci.

Molte malattie cutanee pruriginose si presentano con un aspetto visivo simile, è molto importante quindi una corretta e puntuale anamnesi ai fini della diagnosi. I dati fondamentali sono quelli relativi a dieta, ambiente, impiego dell’animale, cura della cute a casa, recenti esposizioni, presenza o assenza di prurito in altri animali o persone che vivono nello stesso ambiente. Inoltre, al veterinario possono risultare utili la sede iniziale di sviluppo delle lezioni cutanee, la loro insorgenza e progressione, l’intensità del prurito, la stagionalità e la risposta o mancanza di risposta a una precedente terapia.

Come fare diagnosi

Sulla base delle diagnosi differenziali più probabili, vengono selezionate procedure diagnostiche spesso indispensabili per emettere una diagnosi certa. Queste sono:

  • raschiati cutanei;
  • citologia esfoliativa;
  • esame delle feci;
  • biopsia cutanea;
  • colture micotiche;
  • dieta a eliminazione per l’identificazione delle allergie;
  • test intradermico in caso di sospetta dermatite atopica;
  • esami sierologici.

In base alla diagnosi, la terapia sarà basata sia su farmaci da somministrare per via orale che, molto spesso, su terapia topica aggiuntiva con shampoo ed emollienti o risciacqui antipruriginosi.


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Gengivite e Parodontite. Prevenzione e detartrasi

autore:

Antonio Santamaria, Medico Veterinario in Roma


I segnali che devono far preoccupare i proprietari della salute orale dei propri animali sono diversi: alito pesante (alitosi), gengive arrossate e sanguinanti, denti gialli e macchiati, perdita di saliva dalla bocca, prurito nella zona del muso, difficoltà da parte dell’animale ad alimentarsi. Tutti questi sintomi sono associati a gengivite e parodontite, due malattie causate molto spesso dal semplice accumulo incontrollato di tartaro dentale.


Che differenza c’è tra gengivite e parodontite?

La gengivite insorge quando l’accumulo della placca dentale (deposito di batteri sullo smalto dei denti), si aggrava cominciando a formare il tartaro dentale. In questo stadio la gengivite è ancora reversibile e può essere curata semplicemente rimuovendo il tartaro. Persistendo, invece, il tartaro causa l’insorgenza della parodontite, che è irreversibile ed è caratterizzata da retrazione gengivale, perdita dell’osso di supporto per i denti e alterazioni delle loro radici. Tutto ciò può sfociare in una perdita totale dei denti e/o complicarsi con la formazione di ascessi e fistole, molto dolorosi.

La prevenzione è sempre la via migliore.

Visite regolari dal veterinario sono necessarie per identificare i primissimi segni della malattia, quando ancora è possibile intervenire, e per instaurare sin da cuccioli dei piani d’igiene orale.


Che cosa è la detartrasi?

La detartrasi è la rimozione meccanica del tartaro. Tale pratica è attuabile solo dal veterinario, che la propone coscienziosamente nel momento in cui, nel corso della visita accurata, rileva la presenza eccessiva di tartaro. La detartrasi migliora nettamente le condizioni di salute sia della bocca sia di altri organi e apparati, anche quando si è già instaurata la parodontite. Il consiglio è che gli animali nel corso della loro vita siano sottoposti a cicli di detartrasi, esattamente come noi ciclicamente prenotiamo una seduta di pulizia dentale.

A differenza delle persone, questa pratica deve essere svolta in anestesia generale; sia per essere certi che l’animale non si muova durante il trattamento, sia per evitargli i fastidi e la paura che noi tutti conosciamo durante la pulizia dentale. I rischi del trattamento sono molto contenuti e riguardano solo le accortezze necessarie durante l’anestesia. Dura pochi minuti e viene utilizzato un ablatore piezoelettrico, simile a quello utilizzato dal nostro dentista.


La prevenzione è fondamentale

Trascurare l’igiene orale, così come per noi, può voler dire andare incontro a patologie gravi e irreversibili che andrebbero poi affrontate con complicate terapie mediche e chirurgiche. Prevenire le malattie del cavo orale del cane e del gatto è fondamentale, ed è una questione di rispetto nei confronti dei nostri animali. È doveroso, infatti, consentire sempre ai nostri amici animali una vita dignitosa e priva di sofferenze, per quanto possibile.


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Leishmaniosi nel cane:
cos’è e come prevenirla


Autore: Francesca Calamusa, Medico Veterinario in Roma


Spesso, soprattutto negli ultimi anni, si sente parlare di leishmaniosi. Purtroppo, ancora, non tutti i proprietari dei nostri amici a quattro zampe, sono a conoscenza della gravità della malattia e dell’importanza della sua prevenzione.

La leishmaniosi è una malattia parassitaria che colpisce prevalentemente il cane e i roditori, che ne rappresentano il serbatoio principale, mentre il gatto e altri mammiferi costituiscono ospiti accidentali. È una zoonosi, ovvero una malattia trasmissibile all’uomo, ma il contagio diretto da cane a uomo è assolutamente escluso, in quanto l’unico modo per essere infettati dal parassita è attraverso la puntura dell’insetto volante. Fortunatamente, però, la malattia nell’uomo è meno grave, anche grazie alla capacità della medicina di curarla attraverso farmaci che consentono la completa e totale guarigione.

Nel cane, invece, è una malattia molto grave, spesso mortale, ad andamento il più delle volte cronico, soprattutto quando non si manifesta in modo eclatante, il che la rende di difficile diagnosi. Inoltre, non essendoci un farmaco capace di eliminare completamente il parassita, questo rimane infettante e presente all’interno dell’organismo del cane per tutta la sua vita. Da qui l’importanza di cercare di prevenirne l’infezione.

La malattia è causata da un protozoo, Leishmania infantum, che si trasmette al cane attraverso la puntura di un insetto ematofago, il flebotomo o pappatacio, simile ad una zanzara, molto piccolo e silenzioso durante il volo, che si distingue per una peluria giallastra sul corpo. Quando il flebotomo punge un animale infetto per cibarsi, ingerendo il sangue, assume il parassita leishmania, che si moltiplica al suo interno (impiega dai 4 ai 20 giorno per diventare infestante) e si deposita nell’apparato buccale del flebotomo pronto per reinfettare altri animali con un successivo pasto di sangue. Una volta trasmessa la Leishmania all’interno del circolo sanguigno, questa viene inglobata dai macrofagi e da altre cellule del sistema immunitario, all’interno delle quali il parassita si replica e ne causa la rottura con liberazione di altre forme larvali che libere nel torrente sanguigno, sono pronte, attraverso il successivo pasto di sangue di un altro flebotomo, a cominciare un altro ciclo.


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Il carcinoma squamocellulare felino

autore:

Autore: Marianna Filareto, Medico Veterinario in Roma
Specializzanda in Malattie infettive, profilassi e polizia veterinaria


Nel gatto, il carcinoma squamocellulare è una neoplasia che si manifesta come una lesione crostosa e nerastra a livello di aree ipopigmentate del piano nasale, delle pinne auricolari o del canto mediale dell’occhio, le aree più esposte alle radiazioni solari. Il rischio di sviluppare questa patologia è maggiore nei gatti a mantello bianco, anche se i gatti con mantello di colore diverso dal bianco spesso vengono portati a visita con lesioni da carcinoma squamocellulare a carico di sedi corporee non pigmentate e scarsamente coperte da pelo. Sono a rischio anche i soggetti che vivono in casa, soprattutto quelli che stanno a lungo vicino alle finestre, il cui vetro non blocca completamente i raggi ultravioletti. Sembrano essere particolarmente predisposti i gatti positivi alla FIV e alla FeLV.

Le cause

La causa principalmente riconosciuta è l’esposizione ai raggi UV solari anche se pare esserci una correlazione con infezioni da papillomavirus, come nell’uomo, anche se ancora si tratta di una ipotesi controversa.

Manifestazioni cliniche

Le lesioni hanno una distribuzione classica. In più dell’80 per cento dei casi hanno sede sulla testa, di solito a livello di punta del naso, orecchie e palpebre, tutte aree scarsamente ricoperte da pelo. L’età media dei gatti colpiti è di 11 anni, anche se sono state evidenziate anche in soggetti di appena un anno di vita. Inizialmente, le lesioni sono lievi e appaiono come croste iperplastiche, arrossate o eritematose e poi evolvono verso lo stato neoplastico con ulcerazione e distruzione del tessuto circostante. Possono essere indolenti anche per lunghi periodi. Le lesioni iniziali possono migliorare o peggiorare a seconda del grado di esposizione alla luce solare.

Diagnosi

Riconoscere le lesioni e effettuare immediatamente un esame bioptico, per confermare la diagnosi, è l’unico fattore importante in grado di garantire un esito favorevole, in quanto, se diagnosticati tempestivamente, possono essere trattati. Questi tumori sono dotati di aggressività locale e tende a metastatizzare lentamente, fino a raggiungere i linfonodi regionali e i polmoni. Prima di instaurare una terapia definitiva, è necessario stabilire lo stadio evolutivo del tumore (mediante esami radiografici del torace, aspirazione di linfonodi regionali e valutazione dei risultati di test ematologici, profilo biochimico e analisi delle urine). Verranno quindi classificati in:

  • Tis: carcinoma in situ, quando non oltrepassa la barriera cutanea
  • T2: tumore di 2-5 cm e/o con minima invasione
  • T3: tumore di >5 cm e/o con invasione sottocutanea
  • T4: tumore di qualsiasi dimensione con invasione delle strutture circostanti

Terapia

Nei gatti colpiti da carcinoma squamo-cellulare, il successo del trattamento dipende dalla tempestività della diagnosi e delle misure terapeutiche. Il trattamento del carcinoma squamocellulare del padiglione auricolare solitamente comporta la resezione chirurgica della parte. Quelle localizzate sulla testa, sull’occhio o sul naso, sono difficili da trattare chirurgicamente data la scarsità di cute lassa a tale livello, ma possono rappresentare una sfida chirurgica per l’ottenimento del risultato terapeutico. Un’altra tecnica di rimozione è la terapia fotodinamica (PDT), che consiste nella somministrazione endovena di una sostanza dotosensibilizzante che si distribuisce prevalentemente al tumore; dopo alcune ore, l’area del tumore viene illuminata con una luce laser che attiva il fotosensibilizzatore, danneggiando le cellule tumorali.

Se le lesioni sono piccole o pre-cancerose e diagnosticate tempestivamente, si possono usare farmaci locali applicati direttamente sulle lesioni.

Per gli stati 3 e 4, invece, spesso non basta la chirurgia a risolvere il problema. Può essere necessaria la radioterapia, i cui costi sono molto elevati, chemioterapia intralesionale o sistemica.

Prevenzione

Numerosi studi hanno dimostrato che il carcinoma squamocellulare è piuttosto comune nel gatto. È importante che i proprietari dei gatti bianchi, ma anche di gatti colorati, attuino delle misure preventive. In primis, bisogna evitare che il gatto venga esposto alla luce solare diretta, magari evitando che esca nelle ore di luce; è importante che si prenda l’abitudine a spalmare creme solari sulle orecchie e sul piano nasale, il che fornisce un certo grado di protezione. La precocità nel riconoscere, diagnosticare e trattare l’affezione comporta una prognosi migliore, per cui si consiglia di portare subito a visita gatti predisposti e non a questi tumori per fare una visita approfondita.


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